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giovedì 24 gennaio 2013
L'IMPERO MONGOLO - tratto da CLUP GUIDE MONGOLIA
Mao Ze Dong scrisse nel 1945 che "il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia del mondo". Chissà se l'illustre statista cinese, mentre esplicava il suo pensiero, aveva in mente la storia del popolo confinante, un tempo nemico? Poche genti riuscirono a dare esempio di compattezza e solidità quanto il popolo mongolo durante il regno di Gengis Khan. Alla morte del condottiero, secondo la sua volontà, i suoi 4 figli gestirono il potere, ma l'impero restò ben unito, al riparo da qualsiasi tendenza separatista, apparentemente retto da una solida e unica volontà.
Successore di Gengis Khan fu designato Ogedei, suo terzo figlio, che regnò dal 1228 al 1241 cercando di dare consistenza e sicurezza a ciò che il padre aveva ceato. Ogedei organizzò l'impero attraverso il censimento della popolazione soggetta a tributo, un razionale sistema di riscossione delle imposte e l'arruolamento forzato dei suoi giovani sudditi. I principi dei territori assogettati non vennero rimossi , ma alle loro corti si insediarono luogotenenti del nuovo Khan: i principi stessi dovevano fare atto di obbedienza al signore e ottenere la conferma dell'investitura. Ogedei dimostrò particolare interesse e apprezzamento per il buddhismo lamaista e ne favorì il diffondersi invitando nella capitale mongola monaci e maestri di quella religione.
Nel frattempo l'esercito procedeva sulla via delle conquiste militari, spingendosi sempre più lontano, verso occidente. Arrivò così lontano e a fondo nel cuore dell'Europa da preoccupare seriamente la Chiesa di Roma. Quel popolo lontano , avvolto nel mistero, era una realtà che incuteva paura.
Ma non solo paura. Quando infatti i Mongoli attaccarono l'oriente mussulmano, gli occidentali, impegnati nella VII Crociata, pensarono di farne un potente alleato contro l'Islam. Inoltre, la stabilità dell'impero mongolo apriva una via sicura per i commerci di seta e spezie con il lontano oriente, e il pluralismo religioso (molti membri della famiglia del Gran Khan erano cristiani) costituiva un'ulteriore garanzia per i viaggiatori. La Chiesa, e con essa l'Europa, fu divorata dalla curiosità.
In quegli anni una missione domenicana partì da Lione con l'intento di evangelizzare i popoli pagani dell'Asia. Il primo incontro fra il monaco Ascelino da Cremona e un generale mongolo, di nome Baidu, viene così descritto dallo storico Jean Paul Raux: "Commise uno sbaglio dietro l'altro. Per esempio, si presentò senza regali, ignorando che i principi mongoli non concepivano una conversazione che non fosse accompagnata da doni e offerte di tesori. Per rimediare a questa mancanza avrebbe dovuto sminuire la sua persona, ma egli la identificò con quella del Papa che rappresentava, e quindi rifiutò categoricamente di fare le tre genuflessioni di rito. Si sarebbe inginocchiato solo se Baidu si fosse fatto cristiano ..." La missione diplomatica che il domenicano non riuscì a portare a termine, vide invece il successo del francescano Giovanni da Pian del Carmine, nominato poi vescovo di Antivari e grande viaggiatore d'oriente il quale, nel 1246, raggiunse la capitale mongola e incontrò il nuovo Khan. Guyug, figlio di Ogedei, non fu timido con il Papa e scrisse in termini chiari: "Per volere di Dio, dal sol levante fino ad occidente, tutti i territori ci sono stati concessi (...) Tu, di persona, alla testa di Re, tutti insieme, senza eccezione, venite a offrirci sevigi e omaggi. In quel momento conosceremo la Vostra sottomissione".
Nel 1241, dopo la morte del Gran Khan, le lotte le lotte per il potere che ne seguirono diedero inizio alla disgregazione dell'Impero e l'avanzata dei Mongoli in Europa si arrestò. Kubilai, Gran Khan dal 1260 al 1294, trasferì la capitale da Karakorum a Khanbalik (l'odierna Pechino), intrecciò rapporti con l'Europa e accolse con grandi onori Marco Polo, affidandogli anche incarichi di diplomatici. Sotto il suo regno, molto tollerante nei riguardi di tutte le espressioni religiose, l'estensione territoriale del suo impero fu immansa: ma la decadenza era ormai vicina: La lotta fra signori feudali, i popoli assogettati desiderosi di indipendenza e di autonomia, la dinastia nazionalista Ming vittoriosa in Cina, obbligarono, nel 1368, la Corte Imperiale a far ritorno nell'antica capitale Karakorum.
Nel corso del XIV secolo, poi, l'animazione che regnava lungo le vie carovaniere rallentò ed ebbe termine: in particolare a causa dell'epidemia di peste che devastava l'Europa dal 1348, e in parte proprio per la fine dell'impero unificato. I territori si frantumarono, nuove frontiere sorsero. La dinastia Ming prese il potere e completò la riconquista della Cina nel 1387.
Da questo momento in poi la via di terra all'Oriente venne progressivamente abbandonata in favore di quella marittima: la Cina e il Giappone si raggiungevano ormai percorrendo le nuove rotte, e la Mongolia non si trovò più al crocevia di razze, commerci e religioni.
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