martedì 12 ottobre 2010

CLAREL. POEMA E PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA

"Clarel" è senz'altro la meno conosciuta fra le grandi imprese di Melville. Ma si sa che la sua opera non delude mai ed è piena di rivelazioni anche negli angoli più riposti.
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Certo, però, il poema non si presentava di facile accesso: un epos gnostico, diciottomila versi suddivisi in centocinquanta canti, irti di allusioni e significati occulti.
Occorreva un maestro dell'esegesi melvilliana, nella persona di Elémire Zolla ("fra i grandi mi tiene inesorabilmente avvinto Herman Melville"), per avere l'ardire di avvicinarsi a questo scosceso massiccio poetico, traducendone quelle parti che fanno "trasalire alla lettura" per la loro "virtù profetica".
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Una virtù che si spinge fino a evocare scenari della nostra storia recente, dove comunismo, Chiesa di Roma e liberalismo si contrappongono, mentre ben chiara agli occhi di Melville, in tutto il poema, è la visione della futura società di massa. Così questa complicata storia di un pellegrinaggio in Terra Santa diventa anticipazione visionaria, densa di temi esoterici.
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Tale "facoltà di veggenza Melville l'aveva acquistata ad un prezzo glorioso: rinunciando del tutto a parteggiar, ad agire. Egli non porge insegnamenti, precetti sociali o politici, ma spicca il suo volo di civetta 'dopo' la giornata operosa e ingannevole, 'dopo' la fantasmagoria degli atti cui si è piegati dalla forza dell'illusione o dal ricatto della dura necessità. Egli parla ai nostri attimi di pace, di indifferenza, di sovranità; lascia che risuonino tutte le voci, e le estreme di preferenza, quelle che negano ogni senso (mondano) alla vita; permette a ogni germe di crescere e di offrire alla mente il suo frutto: nulla reprime. E' un eroe gnostico".

Autore: Herman Melville

Clarel. Poema e pellegrinaggio in Terra Santa

Editore: Adelphi
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