domenica 17 aprile 2011

India - Il Taj Mahal



Simbolo della città di Agra, il Taj Mahal è uno dei monumenti più noti e affascinanti al mondo. Arrivati davanti all’arco che introduce al grande giardino antistante l’edificio, si nota subito l’abile uso delle prospettive. Avvicinandosi all’arco il monumento appare piccolo e distante, allontanandosi diventa invece più vicino e grande, in questo modo, chi va via si porta con sé il suo ricordo.
Questo “sogno di marmo”  fu fatto costruire dal quinto imperatore mogul Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Bano Begum, chiamata in seguito Mumtaz Mahal (la “Signora del Taj” e, in persiano, “la luce del Palazzo”), per esaudire una richiesta che ella poco prima di morire dando alla luce il 14 figlio, rivolse all'amato come suo ultimo desiderio: che fosse eretto un monumento di incomparabile bellezza sopra la sua tomba, a testimonianza della grandezza del loro insuperabile amore.  Fu così che, dopo un infaticabile lavoro iniziato nel 1631  l'India ricevette il suo dono più grandioso il cui nome evoca vicende terrene strappate alla ruota del tempo e immortalate per sempre, appunto, “taj mahal”.
Il sovrano scelse come collocazione l'argine destro del fiume Yamuna, uno dei sette fiumi sacri; per poter eseguire questo progetto in un terreno così poco adatto, gli architetti dovettero pensare e realizzare un basamento che creasse una solida base per l’edificio. Per quanto riguarda i materiali, è il marmo bianco il protagonista della costruzione; i mattoni, usati per costruire la struttura, sono stati successivamente rivestiti da un marmo di altissima qualità  fatto pervenire da Makrana, nel distretto del Naguar in Rajasthan. Tra gli altri materiali, spicca la pietra rossa proveniente invece da Dholpur e Fatehpur Sikri. Vennero utilizzate anche le varie pietre preziose, oro e argento, che arrivavano in dono all'imperatore dai vari re e capi delle regioni. Pietre e ori sono stati utilizzati per la “pittura in pietre”; le decorazioni infatti sono state realizzate incastonando pietre preziose per comporre disegni floreali e frasi del Corano.
Oltre 1.000 elefanti vennero impiegati per il trasporto delle materie prime prelevate da terre lontane (oltre il marmo bianco dal Rajasthan, il diaspro dal Punjab, la giada e il cristallo dalla Cina, i turchesi dal Tibet, i lapislazzuli dall'Afghanistan, gli zaffiri dallo Sri Lanka e la corniola dall'Arabia) e – altro numero eccezionale – la costruzione vide coinvolte più di 22 mila persone. Dopo l'erezione del blocco principale furono creati gli edifici circostanti e il giardino. Ulteriori anni ci vollero per l'edificazione dell'entrata con il cancello riccamente istoriato e per la Moschea. Il cancello a sud si affaccia sul moderno Taj Ganj (anticamente noto come Mumtazabad) ed è concepito solo per i pedoni; sul lato destro di questo cancello si trova una tomba di pietra rossa, circondata da cortili e sormontata da una cupola. Si dice che qui vi sia sepolta una delle dame di compagnia di Mumtaz Mahal e, per tal motivo, la costruzione è chiamata la tomba della damigella d'onore. Il cancello orientale si affaccia verso Fatehabad e, anche qui, in prossimità del cancello, spicca una tomba a cupola eretta su una elevata piattaforma. Si tratta in questo caso della tomba costruita in memoria di un'altra moglie di Shah Jahan, chiamata Sirhindi Begum, da cui il nome del cancello noto come “Sirhi Darwaza”: il monumento principale si compone di 8 lati, ha 24 archi, un grosso salone ed una veranda.
L'entrata principale del Taj Mahal è quella del monumentale cancello ad ovest, che si affaccia verso Agra. Ad introdurre il passaggio nel sogno di marmo, è un edificio esterno di pietra di sabbia rossa (il Fatehpuri Maszid), costruito in memoria di un'altra moglie dell'imperatore, Fatehpuri Begum. Dopo aver oltrepassato il cancello ed aver assorbito in un colpo d'occhio lo splendore del miraggio marmoreo che domina la prospettiva, si può notare sulla sinistra la bella tomba lastricata in marmo di Situnu-Nisa-Khanam, la dama di compagnia prediletta di Mumtaz Mahal, nonché istitutrice di Jahan Ara Begum, l'amatissima figlia di Shah Jahan che, dopo la morte dell'imperatrice, condivise con il padre molti momenti di solitudine.

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